mercoledì 27 ottobre 2010

eppure...


... se lasci a casa i pregiudizi puoi capire.

Sto parlando di autismo e genialità, sto parlando di Temple Grandin - della dottoressa Temple Grandin! grande scienziata!!! - affetta da autismo, malattia che non le ha impedito di sviluppare una grande sensibilità e comprensione di percorsi alternativi per garantire benessere alle mandrie da allevamento. Ha usato la sua grande intelligenza ed, ebbene sì, anche la sua malattia, che le ha permesso di 'vedere' quello che ad altri sfugge.
Sulla sua storia è stato girato un grande film - produzione per la TV del 2010 con un ottimo cast - dal titolo: Temple Grandin, una donna straordinaria - film che ha permesso di entrare nei meandri di questa malattia e di farci riflettere sul fatto che la non conoscenza porta al pregiudizio. Sempre.
Temple ha sempre avuto più facilità di rapporto con gl ianimali che con le persone. Solo a 4 anni ha pronunciato le prime sporadiche parole, intervallate da urla. Invece di fare puzzle masticava le tessere e le sputava, al posto della plastilina per le sue sculture usava le proprie feci. Ma con le mucche era diverso: da ragazzina nel ranch di sua zia in Arizona passava ore sdraiata tra questi animali. Le accarezzava, ne percepiva gli umori, ne capiva le paure.

Autismo: Temple Grandin, la donna che parla alle mucche

Autismo: Temple Grandin, la donna che parla

Da una foto su facebook...


MILANO - Grace Freeman, due anni, è stata curata in tempo da un tumore grazie a una fotografia che mamma e papà avevano messo su Facebook. Un bel primo piano che ha destato l’attenzione di un’amica di famiglia infermiera, colpita da uno strano riflesso bianco nell’occhio della piccola. Quella di Grace, che i media britannici stanno raccontando in questi giorni, è una storia esemplare di come si scopre la presenza di un retinoblastoma, un raro tumore dell’occhio che colpisce i bambini e che spesso si scopre proprio grazie a un flash.

venerdì 30 luglio 2010

grasso dimagrante e non solo


difficile da credere, eh? eppure un’equipe di scienziati ha effettuato studi sul tessuto adiposo umano... e si è scoperto che ce n’è uno che fa ingrassare, ed un altro che fa dimagrire.

Il grasso bruno è l'artefice di questo 'miracolo'.
Si attiva quando c'è freddo (sotto i 20°C.) e utilizza l'altro grasso, quello bianco, lo brucia per produrre calore. E - voilà - il gioco è fatto. Ma non è solo questo. Le cellule di tessuto adiposo bianco si rompono facilmente: i residui della necrosi cellulare restano intrappolati nel grasso che si infiamma. Le sostanze liberate dall'infammazione danneggiano i recettori dell'insulina e si può diventare DIABETICI. Le cellule brune inoltre assorbono glucosio dal sangue, migliorando così la situazione metabolica.
Se Vi sembra tanto strano questo discorsetto, beh... guardatevi il video di matrice Quark, un nome, una garanzia.

lunedì 17 agosto 2009

zanzare - utilità/nuovo rimedio


SONO... UTILI?

le zanzare, comparse sulla terra molto prima di noi, e che possono vantare così qualche diritto di precedenza, occupano un loro posto in natura, e partecipano alla stabilità degli ecosistemi, sopra tutto di quelli delle cosiddette zone umide.

Queste larve di zanzara costituiscono un cibo per certi insetti acquatici, o per i pesci, che le mettono allegramente nel loro menù, mentre le zanzare adulte, che volano con il buio sopra tutto, ma certune anche di giorno, costituiscono un ottimo alimento per gli uccelli, e per i pipistrelli che ne divorano fino a un milione per singolo esemplare.

Dunque, le zanzare "servono", nel senso che partecipano da protagoniste all'economia della natura.

Purtroppo, le femmine adulte, perché sono soltanto le femmine che ci pungono!, quando devono far maturare le loro uova hanno bisogno di proteine e prelevano con la siringa boccale una goccia del nostro sangue, rischiando la vita, dato che la spada di Damocle di un colpo vibrato con il palmo della mano pende su di loro durante tutta l'operazione.

Bene, anzi male, ma dobbiamo riprometterci di far sparire del tutto questi insetti molesti dalla faccia del pianeta?

Intanto, se decidessimo di abbattere tutti gli elefanti, o di arpionare tutte le balene, beh, la cosa sarebbe possibile, e non richiederebbe neppure tanto tempo.

Ma con le zanzare, non contateci. Ci abbiamo provato in mille modi, e tutti i mezzi impiegati sono ritornati come un boomerang contro di noi.

Abbiamo prosciugato le zone umide, per impedire loro di riprodursi? Oggi, consapevoli di aver distrutto un bene naturale, e turistico, di primordine, barattandolo con un'agricoltura fallimentare, stiamo meditando di riallagare le zone redente, fatto che costituirebbe solo il parziale rimedio di un danno incommensurabile.

Abbiamo irrorato con il DDT prima, e con altri pesticidi in seguito, vasti territori del pianeta, cancellandone la biodiversità, e le zanzare hanno risposto diventando resistenti, mentre gli uomini hanno visto di nuovo profilarsi il rischio della malaria, e in soprappiù del cancro, conseguente ai residui tossici lasciati nell'ambiente dagli interventi chimici.

Dunque, la via maestra sarà quella di imparare a convivere con le zanzare, facendone diminuire le popolazioni, ma senza approntare progetti di eradicazione totale, dannosi dal punto di vista ecologico, quanto inefficaci dal punto di vista tecnico. Oggi, abbiamo delle armi biologiche, innocue per l'ambiente e per l'uomo, che possono limitare, distruggendo le larve, le popolazioni dell'insetto sotto limiti tollerabili. Per cui, se una zanzara ronza di sera nella vostra camera, una e non cento si capisce, ricorrete alla ciabatta, e non lamentatevi: meglio una zanzara fastidiosa che un residuo di sostanza velenosa nella caraffa d'acqua sul vostro tavolo.

Recenti ricerche sostengono che vitamina B1 e B6 aiutano a tenerle lontano, perché producono un particolare odore nella sudorazione.

Si può provare a prendere lievito di birra, ricco di vitamina B. Lo stesso risultato si ottiene con la vitamina C. Provateci! Perché il vecchio rimedio “Piattino con olio-aceto” sul comodino forse è superato…

lunedì 10 agosto 2009

rat attack - topi all’assalto- il MAUTAM




rat attack/topi all’assalto – il MAUTAM

Documentario su Nat Geo wild in onda il 7/8/2009



Quest'incubo,che affligge alcune popolazioni, si rinnova ogni 48 anni ed è anticipato da un altro evento: un’ondata di fiori di bambù attraversa maestosa i cieli. Ma di cosa si tratta?

Del MAUTAM.



Siamo nelle foreste di bambù del NordEst dell’India e qui la natura ha innescato una bomba che ogni 48 anni esplode e il risultato è una invasione di topi: il numero di esemplari di ratto nero aumenta a dismisura. Milioni di ratti escono dalle tane e devastano i raccolti, unico sostentamento degli abitanti di quei villaggi.

Un ricercatore si è mosso dall’Australia per andare a fondo della questione. Arrivato in MIZORAM, una Regione tra Myanmar (Burma) e Bangladesh (tutti territori a est dell’India), si rese conto che quello che stava capitando non era semplice folklore basato su aneddoti ed era necessario documentare.

Gli abitanti sono di origine cinese, di religione non indù ma cristiana.

Raccolse informazioni e dati completi nella speranza di riuscire a fermare l’invasione famelica di topi, che arrivano da tutte le parti: le proporzioni dell’assalto sono sorprendenti – i ratti hanno consumato oltre 50 mila tonnellate di riso.

Dunque, per primo coinvolse la popolazione che diedero la caccia al roditore intanto per sapere contro chi stavano combattendo. Raccolsero in breve una montagna di code dei topi catturati (con le mani e con le trappole) e il ricercatore li catalogò come appartenenti alla specie ratto nero. Poi notò, sezionandone alcuni esemplari femmine avevano i segni di recenti parti e che stavano per dare alla luce una quarta generazione nel giro di 2 mesi (il periodo di gestazione è di 21 giorni, 5 in meno rispetto agli altri roditori; i piccoli di 1 settimana già sono in grado di mangiare da soli).

Sapendo inoltre che normalmente il topo è cannibale ma solo quando deve sfamarsi e non trova cibo, oltre al fatto che non si riproduce o mangia i piccoli per controllare il numero delle bocche da sfamare, ci si chiede allora come questo può succedere. Qual è il legame? Come è possibile che i topi in 3 notti mietano tutto il riso pronto per essere raccolto e come la peste bubbonica lasciano dietro la carestia!

In MIZORAM, all’arrivo dell’australiano, oramai 2/3 del territorio aveva subito il danno. Bisognava fare in fretta a capire.

Dagli Arcivi d Stato apprese che le precedenti invasioni erano state nel 1863, nel 1911 e nel 1958. Tra il 2006 e il 2007 ci fu nella zona una massiccia invasione a cui seguì una grave carestia. Ma c’era qualcos’altro.

La fioritura contemporanea di tutte le piante della foresta di bambù era il preludio alla carestia.

Il MIZORAM è ricoperto da 6.200 kmq di foresta di bambù. Con la stessa regola di un orologio queste piante ogni 48 anni fioriscono, fruttificano e muoiono. Per una strana combinazione della natura nella stesso periodo compaiono i ratti neri.

La massiccia fioritura coinvolge tutto il MIZORAM e impiega 2 anni per completarsi. E’ una fioritura la più vasta al mondo (il bambù è presente anche nel sud est asiatico e in America latina, dove capita lo stesso fenomeno)

Questo fenomeno molto temuto viene chiamato il MAUTAM.


Nello stesso tempo compaiono le CIMICI (afidi) che per fortuna sono commestibili. Sono allo stesso tempo forieri di carestia e manna dal cielo. Vengono raccolti in grandi recipienti, ridotti in poltiglia, bolliti a lungo fino a ricavarne, dopo il filtraggio, un olio da cucina molto ricco di proteine.


In periodi normali la foresta fornisce poco cibo e i topi si riproducono sporadicamente. In presenza dei frutti del bambù (che cadono a terra x riprodurre la pianta) la riproduzione aumenta notevolmente, portando al massimo il ciclo riproduttivo di una femmina che riesce a partorire 200 piccoli. Quindi appena 50 femmine generano 10 mila topi.

Quando la frutta finisce i topi scendono verso le coltivazioni di riso. In un villaggio i 40 famiglie, in 3 notti hanno fatto fuori 18 quintali di riso. Il raccolto alla fine è stato di soli 23 kg!

Due parole sul bambù. É fondamentale per la vita nella zona. Ha proprietà simili alla plastica e viene usato anche come cibo. A parità di peso è 10 volte più resistente ed economico dell’acciaio. Viene usato nelle impalcature per la costruzione dei grattacieli. Ha una flessibilità unica, anche se sappiamo essere imparentato con l’erba dei nostri giardini!

É una semplice graminacea ma non ha nulla di banale. Esistono circa 1.000 specie di bambù, da quelle piccole ornamentali a quelle alte 30 mt..

É una pianta magnifica, un organismo evolutosi attraverso una lunga serie di adattamenti che riesce a sopravvivere quasi a tutto. Dopo l’esplosione delle 2 bombe atomiche, il bambù è stato il primo vegetale a rinascere perché quasi metà della pianta si trova sottoterra.Elaborata struttura sotterranea, il rizoma, per la pianta a crescita più rapida della terra, funge da riserva di nutrienti. In alcune specie il rizoma cresce al ritmo di 30 cm. al mese. Crea fusti in cerca di luce, che a volte raggiungono 1 metro in 24 ore. Un rizoma di partenza oltre al fusto forma altri 4 rizomi da una parte e 5 dall’altra, quindi il fattore di moltiplicazione che se ne ricava è 9. 10 rizomi nati in un anno diventano 1.000 in 3 anni e 10 mila dopo 4 anni. Questa elaborata struttura sotterranea agisce da muro di contenimento evitando che i pendii franino verso il Golfo del Bengala.

Per 47 anni aiuta la gente del luogo e nel 48° anno stravolge ogni cosa.

La fruttificazione che genera l’assalto di topi può sembrare un tradimento per gli abitanti del MIZORAM invece la massiccia produzione di frutti è solo una tecnica di riproduzione, la più sbalorditiva del mondo. Produce tanti semi che nemmeno il ratto riesce a mangiarli tutti!

Incomprensibile meccanismo che permette di far fiorire tutte le piante insieme: si tratta di un orologio interno notevolmente preciso.

Altrettanto perfetta è la sincronizzazione delle nascite di topi subito dopo la comparsa dei frutti. Un'attività riproduttiva estremamente pulsante che ha dato vita a una moltitudine i esemplari.

Solo 6 mesi prima nella foresta viveva solo un centinaio di ratti.

La fruttificazione ha dato vita a 3 nuove generazioni portando la popolazione da 100 a 600 esemplari. La II generazione l’ha fatta arrivare a 1.000 e in agosto è n corso la III generazione portandola a 4.000. L’orda famelica raggiungerà in breve i 12 mila esemplari.

Quando la IV generazione sarà svezzata i frutti avranno germinato e i ratti non potranno che spostare l’attenzione ai campi di riso.

Nel villaggio in questione, dove è presente il ricercatore australiano, si è riusciti a raccogliere 2/3 del riso perchè la fruttificazione qua è avvenuta 2 mesi dopo e i topi non sono arrivati alla IV generazione, che avviene 30 settimane dopo la comparsa dei primi frutti e se nel frattempo non si è fatta la raccolta del riso i campi vengono distrutti.

Il MAUTAM è una forza della natura che può essere arrestata solo grazie a queste ricerche. Gli agricoltori devono pianificare il raccolto, seminando prima.